La rivoluzione digitale del secondo millennio ha
ormai cancellato il corsivo, il ductus della scrittura,
trasformando quei caratteri tanto cari alle passate generazioni in
geroglifici incomprensibili. Per questo motivo il giovane ispettore
Loreta Assensi, poco più che trentenne, è costretta a chiedere
aiuto per risolvere un insolito caso d’omicidio. Insolito a partire
dall’arma, perché chi ha ucciso lo ha fatto con i fiori. Insolito
perché l’unico indizio è un’ingiallita lettera vergata a mano che
l’antiquario veronese Roberto Trentin tiene stretta nel suo letto
di morte. Figlio di italiani immigrati in Argentina, egli è la
vittima inconsapevole di un’oscura verità. Un segreto che nemmeno
lui conosce. Un segreto nascosto tra le pieghe della scrittura, tra
le missive che per decenni i suoi avi hanno spedito da una sponda
all’altra dell’oceano. Ad aiutarla è un docente e ricercatore fuori
dalle righe e dal tempo: il Filografo.
In una Verona letargica per il caldo estivo, Loreta Assensi, giovane ispettore di polizia, indaga su alcuni strani episodi accaduti tra le boscose colline che sovrastano la città scaligera: ragazzate e nulla più secondo i suoi superiori. Nessuno sospetta quanto la sensuale investigatrice sta per scoprire. Un brutale omicidio macchia di sangue i sentieri che corrono tra le ville della Verona bene, un'ombra maligna che serpeggia tra i pini ed i cipressi delle Torricelle. Lassù, dove lo sguardo abbraccia un panorama fatto di campanili, croci e santità, la fede di un'intera comunità parrocchiale vacilla alle lusinghe del peccato e nasconde verità inconfessabili tra le pieghe della devozione. Un'indagine senza respiro che, tra piste internazionali e mitologiche visioni di un oriente biblico, racconta l'eterna lotta tra il bene ed il male.
Sono storie di isole. L'isola nell'isola, spazio immaginario nella dimensione fisica di un frammento di crosta terrestre circondato dalle acque. L'isola di pura spiritualità, che si eleva dal mondo materialistico per toccare l'invisibile, centro di pace interiore. L'isola di pietra che svetta in un deserto di sale, mare di solitudine spazzata dal vento, crogiolo di storie antiche come la terra. Ma c'è anche l'isola immaginaria, la storia che ogni travel writer decide di adottare, di fare sua, di trasformare in narrazione fatta di parole ed emozioni. Quelle che lo sovrastano al punto di non fargli più capire da dove viene e dove sta andando. Emozioni vere. Perché sono quelle che regalano gli incontri inattesi, i saluti di chi parte, gli abbracci di chi ritorna, le parole perdute nel vento. Anime che si toccano e che rendono un mondo fatto di incolmabili differenze più piccolo di quello che realmente è.
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